Nato da genitori italiani a Volo, in Grecia, Giorgio de Chirico iniziò qui, tra il 1896 e il 1899, a prendere le prime lezioni di disegno. Nel 1905, la madre dell’artista, rimasta da poco vedova, decise di spostarsi insieme ai due figli – nel 1891 era, infatti, nato Andrea, meglio noto con lo pseudonimo di Alberto Savinio – in Italia. Ma dopo alcune brevi soste a Venezia e Milano, la famiglia decise di stabilirsi a Monaco di Baviera, città in cui de Chirico frequentò l’Accademia di Belle Arti. In questi primi anni del Novecento, de Chirico si dedicò alla realizzazione di opere influenzate da Arnold Böcklin, concludendo questa fase nel 1910 con il trasferimento a Firenze e, soprattutto, con la ricerca di espressione di un certo misterioso sentimento, scoperto attraverso le letture di Friedrich Nietzsche e volto a descrivere “le belle giornate d’autunno, di pomeriggio, nelle città italiane”.
Prese così forma il primo quadro metafisico del pittore: L’énigme d‘un après-midi d’automne (1910), ispirato da una visione avuta proprio a Firenze, a Piazza Santa Croce. L’opera era stata preceduta da L’énigme de l’oracle e seguita da L’énigme de l’heure e il Portrait de l’artiste par lui-même. L’anno successivo, l’artista si spostò a Parigi: espose al Salon d’Automne del 1912 e al Salon des Indépendants del 1913. Qui fu notato e apprezzato da Pablo Picasso e Guillaume Apollinaire – per il quale dipinse il Portrait de Guillaume Apollinaire (1914) –, e frequentò, insieme al fratello, Ardengo Soffici, Constantin Brancusi, Max Jacob e André Derain.
L’anno successivo, de Chirico e Savinio furono costretti a rientrare in Italia per presentarsi alle autorità militari e, in seguito, furono trasferiti a Ferrara. Furono questi anche gli anni dei grandi interni metafisici, con opere quali: Il grande metafisico (1917), Ettore e Andromaca (1917), Il trovatore (1917) e Le muse inquietanti (1918). Nel 1916 fece la conoscenza di Filippo de Pisis e l’anno successivo quella di Carlo Carrà, allora ricoverato presso l’ospedale militare Villa del Seminario per malattie nervose.
Nello stesso momento, l’artista entrò in contatto con l’ambiente Dada di Tristan Tzara e della rivista Dada 2. Pubblicò un intervento anche sul primo numero di Valori Plastici, intitolato Zeusi l’esploratore. Nel 1919, decise di trasferirsi a Roma, città in cui fu organizzata la sua prima mostra personale alla Casa d’Arte Bragaglia, occasione in cui pubblicò lo scritto Noi metafisici su Cronache d’attualità. Furono questi anche gli anni dello studio e della copia dei grandi Maestri rinascimentali nei musei romani e fiorentini.
Gli anni Venti si dischiusero con una prima mostra personale alla Galleria Arte di Milano, e nello stesso momento principiò anche un rapporto epistolare con André Breton. L’attività espositiva continuò in questi anni con una nuova mostra personale alla Galerie Paul Guillaume di Parigi e la partecipazione alla XIV Biennale di Venezia. Nel 1924 de Chirico fu nuovamente a Parigi – città in cui si trasferì nel 1925 – questa volta per le scene e i costumi che aveva avuto il compito di realizzare per La Giara di Pirandello al Théâtre des Champs Elysées.
Furono questi anni parigini quelli in cui de Chirico decise d’iniziare la ricerca sulla Metafisica della luce e del mito mediterraneo, dando origine a temi come gli Archeologi, i Cavalli in riva al mare, i Trofei, i Paesaggi nella stanza, i Mobili nella valle e i Gladiatori. In occasione di una sua personale alla Galerie Léonce Rosenberg, i surrealisti criticarono duramente le più recenti opere dell’artista determinando una frattura totale, destinata ad aggravarsi negli anni successivi. Le esposizioni intanto proseguirono sia in Italia che all’estero: Parigi, Berlino, Amburgo, Amsterdam, Bruxelles, Londra e New York.
Gli anni Trenta continuarono a essere anni di grandi esposizioni: la XVIII Biennale di Venezia, la V Triennale di Milano, la II Quadriennale di Roma. Nel 1936, l’artista partì alla volta di New York, dove espose alla Julien Levy Gallery. Due anni più tardi, de Chirico si trasferì nuovamente in Italia dove, durante gli anni della guerra, realizzò alcune sculture in terracotta: Gli Archeologi, Ettore e Andromaca, Ippolito e il suo cavallo e Pietà.
A partire dal 1944, de Chirico prese dimora fissa in Piazza di Spagna a Roma. Nel 1948 venne nominato membro della Royal Society of British Artists, dove l’anno successivo fu organizzata la sua prima mostra personale. Nel 1950, 1952 e 1954 realizzò nella sede della Società Canottieri Bucintoro di Venezia una “Antibiennale”, in polemica con la rassegna ufficiale che aveva assegnato nel 1950 il premio per la Metafisica al collega Giorgio Morandi.
Iniziò a questo punto un nuovo periodo di ricerca, conosciuto come Neometafisica, in cui de Chirico scelse di rielaborare temi inerenti i soggetti della sua pittura e arte grafica degli anni Dieci, Venti e Trenta: il Manichino, il Trovatore, gli Archeologi, i Gladiatori, i Bagni misteriosi e il Sole sul cavalletto.
Nel 1970 al Palazzo Reale di Milano si svolse un’importante mostra antologica dell’artista, nel 1973 fu allestita la Fontana dei Bagni misteriosi per la XV Triennale di Milano nel Parco Sempione, solo qualche anno prima che l’infaticabile artista si spegnesse a Roma all’età di novant’anni.