René Magritte

Dopo un’infanzia di continui trasferimenti, nel 1904 la famiglia Magritte si stabilì a Châtelet, cittadina in cui qualche anno più tardi René iniziò a seguire un corso di pittura nello studio di Félicien Defoin. Si interessò a Zigomar, Buffalo Bill, Texas Jack, Nat Pinkerton e nel 1911, in occasione dell’Exposition Universelle de Charleroi, iniziò a familiarizzare con il cinema e la fotografia. E fu proprio Charleroi la città che Leopold Magritte scelse nel 1913 come base per René e i suoi due fratelli a seguito del suicidio della madre avvenuto l’anno precedente. Continuarono i trasferimenti, ma nonostante questa vita apparentemente senza sosta, Magritte realizzò il suo primo quadro tra la fine del 1914 e l’inizio del 1915, raffigurante dei cavalli in fuga da una stalla in fiamme. Il 1915 fu anche l’anno del trasferimento a Bruxelles, in rue du Midi, non lontana dall’Accademia di Belle Arti, frequentata dal giovane inizialmente come libero auditore.
Nel 1923, Magritte iniziò a lavorare come grafico, concentrandosi principalmente sul design di carte da parati. La svolta surrealista, se così è possibile definirla, avvenne quando Magritte conobbe l’opera di Giorgio de Chirico che lo allontanò definitivamente dagli esordi, che al contrario si erano mossi nel reame delle Avanguardie, tra Cubismo e Futurismo. Così, due anni più tardi, l’artista aderì al movimento surrealista belga, dipingendo Le Jockey perdu. Nel 1926 conobbe André Breton e l’anno successivo la Galleria Le Centaure di Bruxelles organizzò la sua prima personale con sessanta opere.
Tra il 1940 e il 1947, Magritte si trasferì in Provenza, a Carcassonne, insieme alla moglie per paura dell’occupazione tedesca in Belgio. Qui sviluppò un nuovo stile pittorico, definito solare o alla Renoir. Nel 1966 fu nuovamente in viaggio tra Cannes, Montecatini e Milano, morì improvvisamente l’anno successivo per l’insorgere di un cancro al pancreas.
Illusionismo onirico, è a questo concetto che riportano le opere di Magritte. Lo scarto tra l’oggetto e la sua rappresentazione è ciò che l’artista ricerca, cercando di ricondurre l’osservatore a considerare l’oggetto come realtà concreta e non in funzione del suo valore astratto e arbitrario. Per esempio, uno dei quadri più famosi dell’artista rappresenta una pipa sotto la quale compare la celebre indicazione “Ceci n’est pas un pipe” (La Trahison des Images, 1928-29). A proposito della stessa opera l’artista affermò: «La fameuse pipe, me l’a-t-on assez reprochée! Et pourtant, pouvez-vous la bourrer ma pipe? Non, n’est-ce pas, elle n’est qu’une représentation. Donc si j’avais écrit sous mon tableau “Ceci est une pipe”, j’aurais menti!»
La pittura per Magritte non è mai la rappresentazione di un oggetto reale, ma l’azione del pittore di pensare a quel determinato oggetto. La tecnica e la modalità rappresentativa appare neutra, accademica, se si vuole a tratti anche scolare, non è altro che il modo di mettere in evidenza la decostruzione del rapporto che le cose, gli oggetti, hanno con la realtà.
Pittore della metafisica e del surreale, Magritte ha trattato l’ovvio con un umorismo corrosivo, un modo per minare il fondamento delle cose e lo spirito di serietà. È scivolato tra le cose e la loro rappresentazione, immagini e parole. Invece di inventare tecniche, ha preferito andare a fondo delle cose, usare la pittura che diventa lo strumento di una conoscenza inscindibile dal mistero.
Nel 2009, è stato inaugurato a Bruxelles il Musée Magritte, la più grande collezione di materiali d’archivio e opere dell’artista. Allo stesso tempo, altre opere sono conservate in alcune tra le maggiori collezioni museali al mondo, come ad esempio: il Los Angeles County Museum of Art, il MoMA di New York, la National Gallery of Australia, la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia e la Washington National Gallery. 

Fondazione o Archivio di riferimento

Bibliografia scelta

  • Danchev A., Magritte: a life. London: Profile Books, 2021.
  • Pommereau C., Magritte, Renoir : le surréalisme en plein soleil. Paris : Beaux-Arts Éditions, 2021.
  • Becker H., Der Surrealismus in Belgien: eine Anthologie. Berlin; Tübingen: Verlag Hans Schiler, 2019.
  • Silvester D. Whitfield S. e Raeburn M., (ed.), Magritte. Catalogue raisonné, vol. 5. Milano : Electa, 1992-1997.
    • Vol. I: Oil Paintings 1916-1930
    • Vol. II: Oil Paintings and Objects 1931-1948
    • Vol. III: Oil Paintings, Objects and Bronzes 1949-1967
    • Vol. IV: Works in water-based media 1920-1967
    • Vol. V: An annotated bibliography, supplement and indices

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  • Danchev A., Magritte: a life. London: Profile Books, 2021.
  • Pommereau C., Magritte, Renoir : le surréalisme en plein soleil. Paris : Beaux-Arts Éditions, 2021.
  • Becker H., Der Surrealismus in Belgien: eine Anthologie. Berlin; Tübingen: Verlag Hans Schiler, 2019.
  • Silvester D. Whitfield S. e Raeburn M., (ed.), Magritte. Catalogue raisonné, vol. 5. Milano : Electa, 1992-1997.
    • Vol. I: Oil Paintings 1916-1930
    • Vol. II: Oil Paintings and Objects 1931-1948
    • Vol. III: Oil Paintings, Objects and Bronzes 1949-1967
    • Vol. IV: Works in water-based media 1920-1967
    • Vol. V: An annotated bibliography, supplement and indices