CONWITH è un gioco di parole bilingue che incarna il principio cardine della quarantennale ricerca dell’artista Salvatore Falci nel campo delle arti visive: la necessità dell’altro nell’atto della creazione artistica, la con-presenza come elemento imprescindibile dell’opera d’arte, L’artista, infatti, studia e mette in atto dei progetti dove interviene solo nella fase di preparazione, in modo da non essere mai lui stesso il determinante del risultato. Questo è creato, in modo del tutto spontaneo e naturale, dalla gente comune durante lo svolgimento delle normali attività.
Per Falci è importante rendere visibile l’altro, assistere all’evento del caso, che prende vita dall’incontro indesiderato tra soggetto e oggetto. Per questo motivo, l’artista è obbligato a studiare procedimenti che, a un primo sguardo, si mostrano asettici, lontani dall’idea comune di opera d’arte. Solo in un secondo tempo possono definirsi compiutamente Arte. In questa ricerca, non sono i comportamenti eclatanti il perno dell’interesse di Salvatore Falci, l’artista non vuole evidenziare ciò che è straordinario, al contrario si concentra sull’annotazione dei comportamenti banali e quotidiani. Da questo percorso di ricerca, nel 1984 nascono gli studi sui Vetri, e un paio d’anni più tardi quelli su i Pavimenti.
In occasione della mostra, l’artista ha ripensato i luoghi della sua indagine artistica, installando l’opera Pavimento Oro Liceo Lorenzo Lotto (2019) in un una scuola di Trescore (Bergamo) e il Pavimento Argento Smerigliatura Stillegno (2019) in una fabbrica: due spazi che accolgono vite tra loro differenti e raccontano il vissuto del luogo senza volerne realizzare un recupero. Articolano il percorso espositivo anche le Casse di imballaggio: opere in legno, masonite e cera che costituiscono una variante dei Pavimenti, nonché cinque elementi che nel 1988 furono utilizzati per imballare i lavori che Stefano Fontana inviò alla Biennale di Venezia. Da questa linea creativa e comportamentale, nascono i primi Letti (1988) in spugna sintetica e velluto: opere sensibili che registrano fedelmente perfino un’impronta digitale e che vengono declinati anche nella variante Puff (1989).
Per CONWITH, l’artista ha inoltre deciso di rigenerare l’Erba del Ponte di Sant’Eufemia, un lavoro presentato in origine alla Biennale del 1990. La rigenerazione nasce dall’esigenza di coniugare le esperienze della traccia, al di là della presenza fisica in cui permane una memoria verificabile. Questa riflessione trae origine da Ponte di Venezia (1990), nata dal desiderio di realizzare opere capaci di visualizzare il processo della disseminazione e della dispersione. Tavole di forex con una miscela di segatura e semi, ricoprono il ponte Sant’Eufemia a Venezia per 24 ore. Il composto viene disseminato e disperso dai passanti e successivamente l’artista preleva i pannelli cosi connotati, li trasferisce in una serra e li annaffia fino a quando l’erba non cresce e non realizza una visualizzazione del vissuto trascorso.
La lunga carriera di Salvatore Falci diventa punto d’osservazione privilegiato del comportamento umano: le abitudini cambiano da luogo a luogo, da popolo a popolo. L’artista comincia così ad analizzare le mutazioni di queste abitudini comuni che racchiude nella video installazione Silent Communication (1998) presente in mostra, a sigillo di una ricerca silenziosa e costante.
Carola Serminato
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