Carol Rama

Nel 1918 nasce a Torino Carol Rama, all’anagrafe Olga Carolina Rama. L’infanzia trascorre in condizioni di agiatezza: la famiglia Rama conduce una florida esistenza borghese grazie all’attività imprenditoriale del padre di Carol, una carrozzeria che realizza componenti di automobili per importanti aziende automobilistiche dell’epoca. L’azienda e l’abitazione della famiglia Rama si trovano in via Digione 17. Al 19 della stessa via c’è l’atelier della pittrice Gemma Vercelli, in cui Olga, ancora bambina, va a posare come modella e, guardando dipingere, ne apprende i rudimenti.
Successivamente alla scuola dell’obbligo, Carol, nella prosecuzione degli studi, tenta anche l’iscrizione all’Accademia di Belle Arti che però, indocile all’insegnamento scolastico, non porta a termine. Da autodidatta, coltiva fin dall’adolescenza la passione per la pittura, rifugio dalla quotidianità e dai suoi affanni, ricorrendo spesso a materiali di recupero.
A soli diciotto anni dipinge il quadro Nonna Carolina (1936), ora conservato alla Gam – Galleria Civica d’arte moderna e contemporanea di Torino. A quel primo acquerello ne seguono molti altri, cui si affiancano dipinti a olio caratterizzati da dense paste cromatiche. I soggetti, soprattutto negli acquerelli, richiamano sovente personaggi, situazioni, oggetti che hanno un riscontro reale nella vita della Rama. Molti di essi, dalla esplicita connotazione sessuale, sono trattati con un elegante segno alla Egon Schiele.
Intorno alla metà degli anni Quaranta – anni molto complessi per la Rama, segnata dalla scomparsa del padre, dai bombardamenti di Torino e da una conseguente diminuzione della produzione artistica – va probabilmente datata anche l’attenzione di Felice Casorati per la pittrice. Carol Rama non ne sarebbe mai formalmente diventata allieva ma Casorati, individuandone il potenziale pittorico, l’avrebbe seguita e sostenuta, e la Rama ne avrebbe tratto suggerimenti e insegnamenti. Il legame con Felice Casorati avrebbe portato con sé anche altri importanti conoscenze, in primo luogo con la moglie Daphne Maugham, con cui avrebbe stretto una profonda amicizia. Il contatto con Felice Casorati le avrebbe favorito anche la possibilità di accostarsi ad altri personaggi del mondo culturale di allora, quali Paola Levi Montalcini, Italo Cremona e Albino Galvano, il quale in anni successivi avrebbe avuto un’influenza decisiva sulla sua arte, oltre a dedicarle alcune tra le pagine più intense mai scritte sul suo conto.
Allo stesso tempo, Casorati l’avvia all’attività espositiva. Dopo una prima mostra, allestita nel 1945, presso l’Opera Pia Cucina e non aperta al pubblico perché ritenuta offensiva del comune senso del pudore, le opere di Carol Rama furono esposte nel 1946 alla Galleria Del Bosco, in occasione di una mostra collettiva, seguita l’anno successivo dalla prima personale dell’artista nella medesima galleria.
Crescono man mano le occasioni espositive, tra mostre personali e la frequente partecipazione a importanti esposizioni quali la Biennale veneziana e la Quadriennale romana.
All’inizio degli anni Cinquanta, Rama conosce Pablo Picasso, artista amatissimo di cui aveva già assimilato la lezione evidente in molti suoi olii della fine del decennio precedente. Dal 1951 le opere della Rama volgono verso un deciso astrattismo, salvo poi virare verso l’Informale nella seconda metà del decennio. L’artista torna spesso a stesure di colore dense e a composizioni astratte più serrate che incontrano l’apprezzamento, tra gli altri, di uno dei galleristi più noti in ambito torinese: Giuseppe Bertasso, titolare de La Bussola, che nel 1957 le organizza la prima personale in galleria, cui ne seguiranno altre fino all’inizio degli anni settanta. Negli anni Ottanta, invece, questo tipo di produzione sarà valorizzato dalla Galleria Maggiorotto.
Donna di grandi curiosità intellettuali, frequenta assiduamente eventi e mostre torinesi, riceve e incontra con regolarità personaggi della vita culturale cittadina, per lo più intellettuali di varia formazione anziché artisti e rimane aggiornata sulle vicende politiche e sociali. Intreccia legami con svariate famiglie torinesi; ognuna, per un periodo più o meno lungo, la frequentano assiduamente, la assistono, la invitano, la sostengono anche nelle sue esigenze pratiche, oltre a costituirne un bacino affettivo. Tra tutte, due famiglie in particolare si sarebbero legate a lei di profonda e costante amicizia: la famiglia Levi e la famiglia Accornero.
Nella personale allestita nel 1964 a Genova e a Torino è esposto pubblicamente per la prima volta un gruppo di quadri che integrano una macchia di derivazione informale con il collage di oggetti quali occhi di bambola, scarti della lavorazione del metallo, siringhe, pietre e tappi in gomma: materiali e oggetti di recupero, carichi di vissuto, che entrano nella composizione del dipinto.
Gli anni Settanta segnano un periodo particolare nella vita e nella carriera della Rama. L’ultima mostra che La Bussola le dedica, nel 1971, prende le distanze dalla produzione precedente e propone quadri di impronta completamente rinnovata. Su superfici monocrome bianche o nere, la Rama dispone porzioni di camere d’aria in bilanciate composizioni astratte, animate soltanto dalle differenze cromatiche e dalle tracce dell’uso. A partire dal 1971, si registra anche l’avvio del sodalizio con il gallerista Luciano Anselmino, grazie al quale Carol Rama conosce e frequenta Man Ray, instaurando con lui, nella prima metà degli anni Settanta, un rapporto di reciproco interesse, testimoniato dalle opere regalate da Man Ray alla pittrice e dalla sua poetica introduzione al catalogo di Carol Rama in occasione di una mostra presso la galleria Il Fauno (1974), nonché dalle molte opere che Carol Rama dedica a Man Ray.
Due sono, in particolare, le mostre personali che Anselmino dedica all’artista, prima della sua prematura scomparsa: a Torino nel 1974 presso la Galleria Il Fauno, dove vengono esposti oltre ai quadri con le gomme anche interessanti opere lavorate “a cucito”, e la seconda presso la galleria di Luciano Anselmino a Milano, appena rilevata da Alexandre Jolas, nel 1976.
Nel 1979 la Galleria Martano di Torino dedica un’importante mostra alla pittrice. Sostenitrice di Carol Rama già da un decennio, Liliana Dematteis porta allo scoperto, grazie alla mediazione di un caro amico di entrambe, Luigi Campi, un primo nucleo di acquerelli, realizzati tra anni Trenta e Quaranta, fino ad allora sconosciuti al pubblico. A ruota, nel 1980 Giancarlo Salzano inaugura la propria galleria in piazza Carignano con una esposizione dedicata all’artista in cui presenta altri acquerelli degli inizi accompagnati da opere più recenti. Il balzo verso la conquista di una maggiore notorietà avviene però nel 1985, con la prima grande mostra, a cura di Lea Vergine, magnificamente allestita da Achille Castiglioni al Sagrato del Duomo di Milano. Altre mostre avrebbero fatto seguito: tra cui quella organizzata nel 1987 alla Galleria dell’Oca di Roma, nell’anno successivo quella allestita alla Casa del Mantegna e nel 1989 quella curata da Paolo Fossati al Circolo degli Artisti di Torino. Nel frattempo, in questi anni Ottanta si affacciano nuove tipologie di opere, tra cui splendidi esemplari di quadri con ritorno alla figurazione, dalla tecnica complessa e raffinata, cromaticamente accesi: mondi popolati da figure umane, angeli e animali, geometrie particolari, paesaggi e prospettive fantastiche su carte già a stampa, spesso del secolo precedente. Dove il preesistente segno inciso è il pretesto per dare l’avvio al dipinto, salvo poi divenirne parte integrante.
In quest’arco di tempo Carol Rama riceve importanti riconoscimenti pubblici. Nel 1993 Achille Bonito Oliva le dedica una personale alla XLV Biennale di Venezia, con l’allestimento esemplare di Corrado Levi e la stessa istituzione, a distanza di dieci anni, le conferirà il Leone d’oro alla carriera.
A partire dalla metà degli anni Novanta, la Rama sviluppa un altro tema che sarebbe divenuto una costante fino agli anni Duemila: dopo aver visto in televisione immagini legate alla vicenda del cosiddetto “morbo della mucca pazza”, su di esse costruisce una nuova serie di opere dal forte impatto: quadri, disegni e incisioni. Le incisioni, dopo la splendida serie delle Parche (1944-47) e qualche sparuta prova nel corso degli anni successivi, vengono riadoperate dall’artista su suggerimento di Fossati.
Nel 1998, ha luogo un’importante retrospettiva organizzata allo Stedelijk Museum di Amsterdam, e successivamente all’ICA di Boston, segnando l’ingresso definitivo dell’artista nel panorama internazionale. Nel 2004 ha luogo una nuova retrospettiva organizzata dalla Fondazione Sandretto, poi al MART di Rovereto e al Baltic Museum di Gateshead. Segue la mostra del 2008 al Palazzo Ducale di Genova e quella dell’anno successivo alla Galleria Isabella Bortolozzi di Berlino. Infine, nel 2014 è la volta della retrospettiva del Macba di Barcellona e del Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, successivamente allestita anche alla Gam di Torino. Allo stesso tempo, si allarga la rosa degli estimatori internazionali dell’opera dell’artista: dal 2016 la galleria Dominique Lévy – poi Lévy Gorvy – di New York si affianca alla galleria Bortolozzi nella promozione di Carol Rama. Analoga tendenza anche per quanto riguarda gli spazi pubblici: il New Museum di New York le dedica l’anno successivo un’ampia antologica voluta dal direttore, Massimiliano Gioni.
Di questa ormai acquisita notorietà a livello nazionale e internazionale l’artista non ha potuto godere a lungo. Si spegne, infatti, il 24 settembre 2015 nella sua casa studio di Torino, dove è vissuta ininterrottamente dagli anni quaranta. Il suo ultimo lavoro conosciuto è del 2007 e chiude una intensa carriera durata oltre settant’anni.

Bibliografia scelta

  • Mundici M. C., Roddolo R., Messina M. G., Carol Rama. Catalogo ragionato. Milano: Skira, 2023.
  • Vallora M. (a cura di), Carol Rama. Milano: Skira, 2008.
  • Wetzel A. (a cura di), Catalogo ragionato dell’opera incisa. Torino: Franco Masoero Edizioni d’Arte, 2006.
  • Curto G., Verzotti G. (a cura di), Carol Rama. Milano: Skira, 2004.

Bibliografia scelta

  • Mundici M. C., Roddolo R., Messina M. G., Carol Rama. Catalogo ragionato. Milano: Skira, 2023.
  • Vallora M. (a cura di), Carol Rama. Milano: Skira, 2008.
  • Wetzel A. (a cura di), Catalogo ragionato dell’opera incisa. Torino: Franco Masoero Edizioni d’Arte, 2006.
  • Curto G., Verzotti G. (a cura di), Carol Rama. Milano: Skira, 2004.