Günther Uecker

Scultore, scenografo e artista cinetico, Günther Uecker è nato nel 1930 a Wendorf, Mecklenburg, in Germania. Compie i suoi primi studi artistici a Wismar e all’Accademia di Berlin-Weissensse dal 1949 al 1953, realizzando inizialmente opere nello stile del Realismo Socialista. Nel 1955 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Düsseldorf, dove segue i corsi di Otto Pankok. Un paio di anni più tardi inizia a dipinge opere nei colori bianco, nero e rosso con una struttura di punti e linee verticali o orizzontali che ne ricopre completamente la superficie. Allo stesso anno risalgono i primi lavori a rilievo in cui fa uso dei chiodi: primo passo di una sperimentazione che lo porta in seguito a porre sulla superficie del quadro altri oggetti, come ad esempio turaccioli o tubi di cartone. La superficie ricoperta di chiodi si pone come antitesi alla superficie dipinta e consente nello stesso tempo all’artista di esplorare l’articolazione della luce attraverso le ombre così create. Lavorando prima su sequenza matematiche regolari di chiodi, a partire dal 1960 l’artista introduce strutture organiche e realizza le sue prime configurazioni rotanti a forma di disco, nonché le sue prime scatole illuminate (light boxes).
Sempre 1960, Uecker dà vita al Gruppo Zero insieme agli artisti Heinz Mack, Otto Pine e Yves Klein, i quali proponevano un approccio artistico differente e in opposizione all’informale tedesco. Come membro attivo del gruppo, Uecker decise di occuparsi delle sperimentazioni del mezzo luminoso, studiò i fenomeni ottici, le serie di strutture e i regni di oscillazione che integrano attivamente lo spettatore e gli permettono di influenzare il processo visivo attraverso l’interferenza cinetica o manuale. I tre artisti (Kline era morto nel 1962) iniziarono a lavorare insieme in studi congiunti allo Stedelijk Museum di Amsterdam nel 1962 e installarono poco tempo dopo un Salon de Lumière al Palais des Beaux-Arts di Parigi. Seguirono altri saloni di luce a Krefeld e a Francoforte.
Interessata al movimento, l’arte cinetica portata avanti dal gruppo ha inediti punti di contatto con la scienza e la tecnologia, rivelando inoltre agganci con il Dadaismo e il Futurismo. Il Gruppo Zero, diventa ben presto punto di riferimento e d’ispirazione di molte tendenze europee di quegli anni, come il Gruppo T ed il Gruppo N in Italia e varie sperimentazioni di Optical Art in tutta Europa.
A partire dal 1966, dopo lo scioglimento del gruppo e un’ultima mostra collettiva, Uecker utilizza sempre più i chiodi come mezzo di espressione artistica: un materiale che, fino ad oggi, è al centro della sua opera. All’inizio degli anni Sessanta, come già si è accennato, l’artista aveva iniziato a piantare chiodi su mobili, strumenti musicali e oggetti domestici, per poi accostarli al tema della luce, creando le serie dei chiodi leggeri e dei chiodi cinetici e altre opere. a-x Zero Garden, opera del 1966, oggi nella collezione dell’Honolulu Museum of Art, è esemplificativa del modo in cui i chiodi sono utilizzati per creare l’illusione del movimento.
La luce e l’elettricità – quest’ultima utilizzata a partire dal 1966 – continuarono a essere uno dei temi principali su cui Uecker decise di focalizzarsi. Inoltre, arrivando a includere materiali naturali nelle proprie installazioni, come sabbia e acqua, l’artista determinò un’interazione dei diversi elementi al fine di creare una sensazione di luce, spazio, movimento e tempo.
L’opera di Uecker comprende dipinti, oggetti d’arte, installazioni, stampe monocrome a rilievo, films e la realizzazione delle scenografie e i costumi per opere come il Fidelio (1974) e il Parsifal (1976), oltre che per il Lohengrin di Richard Wagner a Bayreuth (1979-1982). Gli fu, inoltre, commissionata la sala di preghiera per il ricostruito edificio del Reichstag a Berlino (2000).
Dal 1974 al 1995, l’artista ha insegnato alla Kunstakademie di Düsseldorf ed è stato promosso professore nel 1976. Con Otto Piene, Heinz Mack e Mattijs Visser ha fondato nel 2008 la Fondazione Internazionale ZERO, che possiede l’archivio completo di tre artisti di Düsseldorf, nonché documenti e foto di altri artisti correlati.
Oltre alle numerose mostre del Gruppo Zero, Uecker ha partecipato a molte altre manifestazioni come: Documenta 4 (Kassel, 1968) e la Biennale di Venezia (1970). Numerose sono state poi le mostre personali che lo hanno visto protagonista, tra cui una alla Kunsthalle Düsseldorf (1983), una retrospettiva alla Kunsthalle der Hypo-Kulturstiftung (Monaco di Baviera, 1990) e un’altra mostra personale all’Ulmer Museum (Ulm, 2010). L’artista ha tenuto la sua prima mostra personale negli Stati Uniti presso la Howard Wise Gallery, occasione in cui sono stati esposti lavori importanti come il cinetico New York Dancer I (1966). Nel 2021 presso la galleria Lévy Gorvy di Parigi, in occasione di una personale intitolata Lichtbogen, ha presentato una nuova serie di opere d’arte ispirate a una visita a un’isola nello stretto di Ormuz.
I lavori di Uecker si trovano nelle collezioni delle principali istituzioni di tutto il mondo, tra cui: la Fondazione ZERO e il Museum Kunst Palast di Düsseldorf, la Collezione Fondazione Calderara di Milano, il Courtauld Institute of Art, l’Honolulu Museum of Art, lo Schleswig-Holstein Museums (Germania), lo Studio Esseci (Padova), lo Stedelijk Museum, il Van Abbemuseum (Eindhoven, Paesi Bassi), il Von der Heydt-Museum (Wuppertal, Germania), il MoMA, L’Art Institute di Chicago, il Museum of Contemporary Art di Los Angeles, il Centre Pompidou, la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia e il Walker Art Center. 

Bibliografia scelta

  • Günter Uecker Institut, Schwerin V., Notizen zu Uecker. Berlin; München: Deutscher Kunstverlag, 2022. 
  • Nahidi K., Der geschundene Mensch. Günther Ueckers konzeptuelle Historienbilder (The human abused. Günther Uecker’s conceptual history paintings). Berlin; München: Deutscher Kunstverlag, 2022. 
  • Puntigam S., Der Mecklenburgische Planschatz. Essays und Katalog. Dresden: Sandstein Verlag, 2020. 
  • Delson S., Obrist H. U., Günther Uecker – Notations. New York: Lévy Gorvy, 2019.

Bibliografia scelta

  • Günter Uecker Institut, Schwerin V., Notizen zu Uecker. Berlin; München: Deutscher Kunstverlag, 2022. 
  • Nahidi K., Der geschundene Mensch. Günther Ueckers konzeptuelle Historienbilder (The human abused. Günther Uecker’s conceptual history paintings). Berlin; München: Deutscher Kunstverlag, 2022. 
  • Puntigam S., Der Mecklenburgische Planschatz. Essays und Katalog. Dresden: Sandstein Verlag, 2020. 
  • Delson S., Obrist H. U., Günther Uecker – Notations. New York: Lévy Gorvy, 2019.