Rudolf Stingel 

Rubolf Stingel è nato a Merano nel 1956 e vive e lavora tra la città natale e New York. È saltato all’attenzione della critica e del pubblico per la prima volta alla fine degli anni Ottanta per via di alcune opere monocrome: dipinti argentei con sfumature di rosso, giallo e blu, realizzati tra il 1987 e il 1994. Successivamente, negli anni Novanata, i suoi lavori sono stati caratterizzati dalla scelta di colori a olio puri che vengono stesi, pressati o fatti gocciolare su un campo nero. Questi lavori si caratterizzano per l’iniziale applicazione sulla tela di uno spesso strato di vernice, a cui sono sovrapposti diversi pezzi di garza. Il tutto si conclude con l’applicazione, per mezzo dell’utilizzo di una pistola a spruzzo, di una seconda vernice, in genere argentea. Infine, la garza è rimossa, lasciando così come risultato una superficie pittorica riccamente strutturata.
Sempre alla fine degli anni Ottanta, Stingel inizia a dedicarsi a una serie di lavori su carta utilizzando una tecnica di applicazione della pittura a olio e dello smalto attraverso uno schermo di tulle per creare dipinti monocromi che riportano impressa una determinata texture o motivo (Untitled, 1998). Alla Biennale di Venezia del 1989 pubblica un manuale illustrato fai-da-te in inglese, italiano, tedesco, francese, spagnolo e giapponese, Instructions, Istruzioni, Anleitung…, delineando le attrezzature e le procedure che avrebbero consentito a chiunque di creare uno dei suoi quadri. In tal modo, l’artista suggerisce che chiunque possa produrre un’opera astratta seguendo un semplice insieme di istruzioni.
All’inizio degli anni Novanta, Stingel crea una serie di sculture per radiatori realizzate in resina colata traslucida su cui è stata versata una vernice acrilica arancione durante il processo di fusione. Installate come normali radiatori, le opere chiaramente non consentono un’identificazione con un oggetto puramente utilitaristico, caratterizzate come sono da un bagliore simile a una brace marmorizzata.  Inoltre, è sempre all’inizio degli anni Novanta che Stingel dà avvio all’indagine sul rapporto tra pittura e spazio sviluppando un nutrito numero di installazioni che consistono nel ricoprire le pareti e i pavimenti degli spazi espositivi con tappeti monocromi o in bianco e nero, trasformando l’architettura stessa in un dipinto. Nel 1993, per esempio, espone alla Biennale di Venezia un enorme tappeto arancione di peluche incollato al muro, mentre dieci anni più tardi, in occasione della medesima rassegna, realizza una stanza argentea per il Padiglione Italia. Più tardi farà la stessa cosa con Plan B site-specific (2004): opera che aveva ricoperto, grazie a un tappeto floreale rosa e blu stampato industrialmente, gli interi piani della Vanderbilt Hall del Grand Central Terminal e del Walker Art Center. Nel 2007, nell’ambito di una retrospettiva dedicatagli al Museum of Contemporary Art di Chicago e al Whitney Museum of American Art, l’artista ha ricoperto le pareti della galleria con pannelli isolanti metallici Celotex e ha invitato i visitatori a disegnare, scrivere e lasciare impronte sulla superficie dei pannelli, sottraendo di fatto al segno di un unico individuo il privilegio artistico e consegnando invece l’opera alla gestualità collettiva di migliaia di spettatori. Le istallazioni con il tappezzamento degli spazi continuano con l’intera copertura di una sala del Museum für Moderne Kunst, a Francoforte, con pannelli isolanti rosso vivo e argento stampati con un tradizionale motivo di carta da parati damascata. Infine, in occasione della Biennale veneziana del 2013 l’artista ha foderato Palazzo Grassi con un tappeto di ispirazione persiana su cui ha appeso una selezione di dipinti sia astratti che figurativi.
È attraverso queste opere che Stingel invita l’osservatore a farsi coinvolgere in un dialogo sulla percezione visiva dell’arte e a riflettere su temi che riguardano lo status attuale della pittura, come ad esempio: l’autenticità, le gerarchie, il significato e il contesto. Esplorando il processo di creazione artistica, anche attraverso l’ausilio di materiali, in parte già citati e tendenzialmente estranei alla pratica pittorica – come il polistirolo, i tappeti, il poliuretano, la gomma e gli specchi – Stingel si interroga e interroga il pubblico in merito allo status del medium pittorico.
A partire dall’inizio degli anni Duemila, Stingel realizza anche diversi dipinti attraverso un processo performativo: dopo aver ricoperto l’intero pavimento del suo studio con pannelli di polistirolo Styrofoam, l’artista cammina su di essi indossando degli stivali intinti in un diluente per lacca. A contatto con il diluente, e quindi a ogni passo di Stingel, il polistirolo si scioglie rendendo visibile l’impronta del passaggio. In seguito i pannelli così ottenuti vengono selezionati e organizzati in riquadri singoli, doppi o di dimensioni più monumentali. A partire dal 2005, e in particolare dal ritratto della gallerista Paula Cooper (Untitled, 2005), Stingel ha intrapreso anche una serie di dipinti basati su ritratti fotografici. Segue, l’anno successivo, una serie di autoritratti fotografici in bianco e nero tratti dalle fotografie originali di Sam Samore (Untitled (After Sam), 2005-06). Infine, nel 2010, l’artista espone per la prima volta alla Neue Nationalgalerie di Berlino, una serie di immensi dipinti di paesaggi basati su foto d’epoca di Merano o delle Alpi tirolesi.
Oltre alle esposizioni fin qui citate, le opere di Stingel sono state portate in mostra tra la metà degli anni Novanta e la metà dei Duemila, sia in Italia che all’estero: alla Neue Galerie di Graz (1994), alla Kunsthalle di Zurigo (1995), alla Paula Cooper Gallery di New York (2002), alla Torre dell’EURAC di Bolzano (2005) e all’ Inverleith House di Edimburgo (2013). 

Bibliografia scelta

  • Lavigne E., Icônes: opere della Pinault Collection; Œuvres de la Pinault Collection ; Works from the Pinault Collection. Venezia : Marsilio Editori, 2023.
  • Kittelmann U. (a cura di), Rudolf Stingel. Berlin: Hatje Cantz, 2019.
  • Geuna E. (a cura di), Rudolf Stingel: Palazzo Grassi, 2013. Milano: Electa, 2013.
  • Bonami F., Rudolf Stingel. New Haven: Yale University Press, 2007.

Bibliografia scelta

  • Lavigne E., Icônes: opere della Pinault Collection; Œuvres de la Pinault Collection ; Works from the Pinault Collection. Venezia : Marsilio Editori, 2023.
  • Kittelmann U. (a cura di), Rudolf Stingel. Berlin: Hatje Cantz, 2019.
  • Geuna E. (a cura di), Rudolf Stingel: Palazzo Grassi, 2013. Milano: Electa, 2013.
  • Bonami F., Rudolf Stingel. New Haven: Yale University Press, 2007.

Oro d’Italia, New York

24 ottobre - 23 novembre 2019

Oro d’Italia

13 aprile – 13 luglio 2019