Yves Klein

Fu nel 1954 che Yves Klein decise di dedicarsi completamente all’arte, prima aveva avuto in animo solo di diventare un professionista del judo.
Le sue attenzioni furono totalmente impiegate sul monocromo, o la liberazione del colore dalla prigione della linea, permettendo così di rendere finalmente visibile l’Assoluto. Il famoso Blu Klein, brevettato con il nome dell’artista IKB (International Klein Blue), fu il veicolo attraverso cui si rese possibile questa ricerca d’immaterialità.  Nel corso della propria parabola artistica, Klein ruppe le barriere tra arte concettuale, scultura, pittura e performance, tendendo al raggiungimento di una forza vitale che veniva sprigionata non solo dall’uso del blu, ma che si rifletteva anche nelle Antropometrie, dall’utilizzo dell’oro come portale verso l’assoluto.
Proveniente da una famiglia in cui entrambi i genitori erano pittori, Klein si formò da autodidatta, se così si può dire. Tra il 1948 e il 1954 visitò l’Italia, l’Inghilterra e l’Irlanda, la Spagna e infine il Giappone.
Le opere monocrome, inizialmente di diversi colori, furono esposte per la prima volta nel 1955 a Parigi al Club des Solitaires e poi ancora alla Galleria Colette Allendy l’anno successivo. Due anni più tardi IKB era ormai pronto e da allora divenne la cifra distintiva e assoluta nelle opere dell’artista fino al 1959.
La presentazione delle opere monocrome a Milano, Parigi, Düsseldorf e Londra diede a Yves leMonochrome una visibilità internazionale. La prima azione artistica di Klein, inoltre, ebbe luogo proprio in questi anni, quando nel 1957 in occasione dell’apertura della mostra personale Yves Klein: Propositions monochromes all’Iris Clert Gallery, 1001 palloncini blu furono fatti volare a Place Saint-Germain-des-Prés.
Klein fu un artista che si impegnò ad andare oltre la definizione più comune d’arte: mostrò spazi vuoti e trasformò le sue stesse affermazioni in opere dal valore artistico. Lavorò sugli spazi pubblici cittadini, come nel caso dell’illuminazione dell’obelisco di Place de la Concorde, e sui media stampando il giornale di un singolo giorno nel Sunday, November 27th. Ma ancora, le Cosmogonie e le Antropometrie, con le modelle utilizzate come “pennelli viventi”, furono realizzazioni che dimostrarono ancora il procedere di una riflessione sulle modalità alternative in cui l’arte possa esprimersi. Le prime furono il frutto dell’interazione sulla tela tra i pigmenti e gli agenti atmosferici, con lo scopo di ottenere tracce immediate di questi oggetti naturali. Le seconde invece, se possibile ancora più note, non sono altro che impronte lasciate da corpi intinti nel colore e distesi sulla tela, per lasciare quella che Klein aveva definito come “traccia di vita”.
Anche gli anni Sessata si dischiusero all’insegna di nuovi lavori e raggiungimenti. Nel 1960, Klein fu uno dei firmatari del Manifesto dei Nouveaux Réalistes e contemporaneamente divenne un modello radicale per il Gruppo Zero, che si era formato qualche anno prima a Düsseldorf e che aveva come obiettivo sia il superamento del soggettivismo dell’arte informale, sia il convenzionalismo legato alla tradizione museale. Lo stesso anno, espose alla Galerie Rive Droite di Parigi e da Leo Castelli a New York, il successivo alla Dawn Gallery di Los Angeles. Sempre nel 1961 il Museum Haus Lange di Krefeld propose la prima retrospettiva istituzionale a lui dedicata e contemporaneamente cominciarono le sperimentazioni sui Fire paintings. Klein, infatti, si era recato in visita al Centre d’Essais du Gaz de France a Plaine-Saint-Denis, dove realizzò con un lanciafiamme i Fire paintings: opere spirituali che rendevano visibile la presenza dell’assenza.
Morì improvvisamente all’età di trentaquattro anni a causa di un attacco cardiaco. 

Fondazione o Archivio di riferimento

Bibliografia scelta

  • Weitemeier H., Yves Klein. Colonia: Taschen, 2016.
  • Ladeur J. P., Catalogue Raisonné des Éditions et Sculptures de Yves Klein. Parigi: Guy Pieters Éditeur, 2000.
  • Jouffroy A., Manifeste pour Yves Klein. Besançon: Éditions Virgile, 2006.
  • Riout D., Yves Klein, L’aventure monochrome. Parigi: Éditions Gallimard, 2006.

Fondazione o Archivio di riferimento

Bibliografia scelta

  • Weitemeier H., Yves Klein. Colonia: Taschen, 2016.
  • Ladeur J. P., Catalogue Raisonné des Éditions et Sculptures de Yves Klein. Parigi: Guy Pieters Éditeur, 2000.
  • Jouffroy A., Manifeste pour Yves Klein. Besançon: Éditions Virgile, 2006.
  • Riout D., Yves Klein, L’aventure monochrome. Parigi: Éditions Gallimard, 2006.