Mario Sironi

Mario Sironi era nato a Sassari il 12 maggio 1885, da padre comasco e madre fiorentina. La sua formazione, invece, era avvenuta a Roma, dove la famiglia si era trasferita l’anno dopo la sua nascita. Legge Schopenhauer, Nietzsche e Leopardi, ama Wagner e suona il pianoforte in compagnia della sorella Cristina, futura concertista. In un primo momento si iscrive alla facoltà di ingegneria nel 1902, ma l’anno successivo decide di abbandonare questo percorso per dedicarsi a tempo pieno alla pittura: frequenta così la Scuola Libera del Nudo in via Ripetta e lo studio di Giacomo Balla.
Nel 1905 inizia ad eseguire illustrazioni per tre copertine de L’Avanti della Domenica e sempre nello stesso anno partecipa per la prima volta ad una mostra collettiva della Società Amatori e Cultori, dove presenta le opere Senza luce e Paesaggio. Nello stesso periodo inizia anche a viaggiare: nel 1906, per esempio, è a Parigi dove conosce Umberto Boccioni e nel 1908 è a Erfurt, ospite di Felix Tannenbaum. Amante dell’arte classica, vicino al Divisionismo e tuttavia indirizzato sin da subito alla realizzazione di immagini dai volumi importanti, nel 1910 i ritratti che realizza hanno la stessa solennità di una statua antica. A partire dal 1913, invece, influenzato soprattutto dalle opere di Boccioni, inizia ad interessarsi al Futurismo, pur mantenendo la volumetria nelle forme all’interno del dinamismo deformante proprio del Movimento (Volumi dinamici, 1914).
Nel 1914 è presente alla Libera Esposizione futurista da Sprovieri a Roma e partecipa anche a una declamazione di parole in libertà. L’anno successivo, quando si trasferisce per breve tempo a Milano, collabora con illustrazioni alla rivista Gli Avvenimenti, vicina al Futurismo, ed entra nel nucleo dirigente del gruppo. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, come molti altri compagni futuristi, si arruola nel Battaglione Volontari Ciclisti e l’anno successivo firma insieme ad altri membri del Movimento il manifesto L’orgoglio italiano. Infine, nel 1919 a guerra conclusa partecipa a Milano alla Grande Esposizione Nazionale Futurista. Il 1919 però è anche l’anno in cui le suggestioni metafisiche cominciano a mostrarsi sempre più nell’opera di Sironi: ne sono un esempio parte delle opere presentate alla Casa d’Arte Bragaglia di Roma.
All’inizio degli anni Venti, Sironi si trasferisce a Milano, città dove realizza diversi paesaggi urbani e dove prende parte alle riunioni del Fascio. L’adesione all’ideologia fascista produrrà nel corso degli anni Trenta diverse opere pubbliche di contenuto ideologico e ispirate dalla volontà di liberare l’arte dai salotti per metterla il più possibile a disposizione della comunità. Tornando però agli anni Venti: nel 1920 firma con Achille Funi, Leonardo Dudreville e Luigi Russolo il Manifesto futurista. Contro tutti i ritorni in pittura, mentre in primavera espone per la prima volta i paesaggi urbani, così tragici e grandiosi, alla Galleria d’Arte. Accanto alla pittura, non si deve certo dimenticare l’impegno di Sironi come illustratore. Su Le Industrie Italiane Illustrate nel corso del biennio 1920-1921, l’artista pubblica in media una tavola alla settimana e sempre nel 1921 inizia la collaborazione ventennale con il quotidiano mussoliniano Popolo d’Italia.
Alla fine del 1922 con i colleghi Bucci, Dudreville, Funi, Malerba, Marussig e Oppi, nonché animato da Margherita Sarfatti, Sironi fonda il Novecento Italiano. Nel corso della primavera dell’anno successivo, il gruppo presenta la prima mostra alla Galleria Pesaro.
Nel 1924, inoltre, prende parte per la prima volta alla Biennale di Venezia, esponendo opere come L’architetto e L’allieva, ancora oggi ritenute come approdi importanti del suo lavoro. Sempre nello stesso anno realizza le scene e i costumi per i Cavalieri di Aristofane, avviando una ricerca per il teatro che proseguirà nei decenni successivi.
Partecipa tra gli anni Venti e i Trenta a diverse mostre del gruppo, di cui certamente è una delle personalità più rappresentative: nel 1926 è a Milano alla I Mostra del Novecento Italiano, poi a Parigi alla Galerie Carminati; nel 1927 è a Ginevra, Zurigo, Amsterdam e L’Aja; nel 1929 è nuovamente a Milano per la II mostra del Novecento Italiano e alle rassegne di Nizza, Ginevra, Berlino e Parigi; nel 1930 a Basilea, Berna e Buenos Aires; nel 1931 a Stoccolma, Oslo e Helsinki.
Si va acuendo nello stesso periodo il desiderio di Sironi per la pittura murale. Nel 1927 inizia a scrivere come critico d’arte sul Popolo d’Italia. Diventa inoltre membro del Comitato Artistico della Biennale di Arti Decorative di Monza (poi, dal 1933, Triennale di Milano). Nel 1928 contribuisce alla realizzazione del Padiglione del Popolo d’Italia per la Fiera di Milano e del Padiglione italiano per la Mostra Internazionale della Stampa di Colonia. L’anno successivo si occupa dell’allestimento del Padiglione della Stampa all’Esposizione Internazionale di Barcellona; nel 1930 all’allestimento della Galleria delle Arti Grafiche alla IV Triennale di Monza ed, infine, nel 1931 partecipa con una sala personale alla I Quadriennale di Roma. Sempre nel 1931 è incaricato di eseguire la vetrata La Carta del Lavoro, per il Ministero delle Corporazioni a Roma, che termina nel 1932. Contemporaneamente si occupa anche di due grandi tele per il Palazzo delle Poste a Bergamo: Il Lavoro nei campi o L’Agricoltura e Il Lavoro in città o L’Architettura, che ultima nel 1934.
Sempre più convinto di volersi misurare con la pittura murale, Sironi teorizza il ritorno alla decorazione su larga scala in due testi: Pittura murale (1932) e il Manifesto della Pittura Murale, firmato anche da Campigli, Carrà e Funi (1933). Sull’onda di questo interesse maturato sempre più nel corso degli anni, nel 1932 scolpisce due rilievi per la Casa dei Sindacati Fascisti a Milano. Nel 1933, alla V Triennale, coordina gli interventi di pittura murale, chiamando i migliori artisti italiani ad eseguire decorazioni monumentali, mentre lui stesso esegue Il Lavoro, oltre a numerose opere plastiche. Nella seconda metà del decennio esegue l’affresco L’Italia tra le Arti e le Scienze nell’Aula Magna dell’Università Sapienza di Roma (1935); il mosaico L’Italia corporativa (1936-1937, oggi a Palazzo dei Giornali, Milano); gli affreschi L’Italia, Venezia e gli Studi per Ca’ Foscari a Venezia (1936-1937) e Rex imperator e Dux per la Casa Madre dei Mutilati a Roma (1936-1938); il mosaico La Giustizia fiancheggiata dalla Legge per il Palazzo di Giustizia di Milano (1936-1939); due grandi bassorilievi per l’Esposizione Internazionale di Parigi (1937) ed infine la vetrata L’Annunciazione per la chiesa dell’Ospedale di Niguarda a Milano (1938-1939).
Accanto alle grandi imprese decorative non bisogna dimenticare i complessi allestimenti architettonici, tra cui nel 1932 quello di varie sale della Mostra della Rivoluzione Fascista; nel 1933 dei molti interventi per la Triennale di Milano; nel 1934 della Sala della Grande Guerra alla Mostra dell’Aeronautica Italiana; nel 1935 del Salone d’Onore alla Mostra Nazionale dello Sport; nel 1936 del Padiglione Fiat alla Fiera Campionaria di Milano; nel 1937 della sala dell’Italia d’Oltremare all’Expo Internazionale di Parigi; nel 1939 di una parte della Mostra Nazionale del Dopolavoro a Roma.
La Seconda Guerra Mondiale, la sconfitta definitiva dell’ideale fascista e un’indole da sempre declinante verso la depressione e l’introspezione, spinsero nel dopoguerra l’artista a realizzare opere in cui la frammentarietà delle forme si sostituisce sempre più alla primaria energia costruttiva che negli anni precedenti aveva animato le sue opere. A testimonianza di ciò emerge uno degli ultimi cicli pittorici, dedicato al tema dell’Apocalisse, e l’ostinato rifiuto a partecipare alla Biennali veneziane, allo stesso tempo espone però alla Triennale di Milano (1951) e alla Quadriennale di Roma (1955), oltre che all’estero (Stati Uniti, 1953).
Muore a Milano nel 1961. 

Bibliografia scelta

  • Pontiggia E., Montaldo A. M. (a cura di), Mario Sironi. Sintesi e grandiosità. Nuoro: Ilisso, 2021.
  • Benzi F. (a cura di), Mario Sironi – Disegni e tempere dal Futurismo al dopoguerra. Firenze: Edizioni Polistampa, 2014.
  • Bradel V. (a cura di), Sironi: lo studio dell’antico. Milano: Skira, 2013.
  • Benzi F., Sironi A. (a cura di), Sironi illustratore. Catalogo ragionato. Roma: De Luca, 1988.

Bibliografia scelta

  • Pontiggia E., Montaldo A. M. (a cura di), Mario Sironi. Sintesi e grandiosità. Nuoro: Ilisso, 2021.
  • Benzi F. (a cura di), Mario Sironi – Disegni e tempere dal Futurismo al dopoguerra. Firenze: Edizioni Polistampa, 2014.
  • Bradel V. (a cura di), Sironi: lo studio dell’antico. Milano: Skira, 2013.
  • Benzi F., Sironi A. (a cura di), Sironi illustratore. Catalogo ragionato. Roma: De Luca, 1988.